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Michele è pervaso dall’intento di incorporare nell’evoluzione umano-cosmica, mediante il suo stesso esempio che agisce liberamente, quel rapporto col cosmo che l’uomo ha conservato dai tempi dell’affermazione divina come entità e come manifestazione, in modo che quel che dice la concezione naturale (che è relativa alla semplice immagine, alla forma del divino) sfoci in una superiore concezione della natura, adeguata allo spirito. Quest’ultima sarà sì insita nell’uomo; sarà però appunto una riesperienza umana del rapporto divino col cosmo durante le due prime tappe dell’evoluzione cosmica. In questo senso l’Antroposofia approva la concezione naturale dell’epoca dell’anima cosciente; la integra però con quella che risulta dalla visione dell’occhio dello spirito.

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